Ultimi pensieri della strega

“Questa notte la luna è perfetta, per un bacio. Non farei fatica neppure a tornare a casa, c’è così tanta luce, sembra quasi un fuoco. Dove sei mio diavolo? Perché non vieni a salvarmi da questa prigione di solitudine? Sono sola, qui, eppure c’è un frastuono tremendo, voci si aggrappano a voci e non capisco… Vorrei che fossimo sotto l’albera, abbracciati su quella collinetta fiorita, protetti dalla notte, solo noi due… Io ti ho aspettato, mi avevi giurato che saresti tornato, diavolo, saresti tornato e mi avresti sposata e portata via da questo giardino pieno di morti e di fratelli cristiani, non avrei più visto quel prete dalla voce stridula che volando viene a mendicare predicando Inferni e Paradisi… Io ti ho aspettato tanto, tutto l’inverno; è vero sei tornato, ma per dirmi addio per sempre, diavolo! Loro non hanno voluto aspettare, hanno cominciato a parlare nelle stalle, tutto l’inverno, le comari. Dicono che è tutta colpa mia se i bambini muoiono di febbre, se le vacche non fanno latte e se la pioggia non scende! E’ tutta colpa mia… Dicono che faccio diventare pazzi gli uomini, ma io ho solo rifiutato qualche proposta di matrimonio perché ti stavo aspettando. E vogliono distruggere l’edicola con l’immagine della Madonna, lo sai? Il pittore ha dipinto me, quando avevo 15 anni; mia madre ne era così fiera… Ma che ne sai tu, maledetto diavolo, cosa ne sai di quello che succede qui a Zardino, cosa ne sai tu, maledetto camminante, lo dici a tutte le donne quello che hai detto a me, non è vero? Ed io qui, come una stupida, ingenua, io qui a patire e a difenderti, non l’ho detto il tuo nome, perché ti ho amato, maledetto diavolo, e ti amo ancora… e per questo amore sono qui, per colpa dei miei capelli scuri e dei miei occhi, perché sono un’esposta, perché sono bella… perché non ho fatto nulla di male, sono qui per questo… Non è certo colpa mia se sono così… E non riesco a stare zitta, io non posso chinare la testa e sottomettermi a quel prete mangiasoldi, e neppure alle comari invidiose e agli amanti rifiutati… No, ormai è tardi, ma va bene anche così. Non sono la prima e neppure l’ultima, vero diavolo? Comincia a fare caldo, davvero caldo qui… Soffoco… State zitti, maledetti cani smettetela di urlare, avrete quello che volete! Presto… adesso…”

Nel piccolo borgo di Zardino, la sera dell’11 settembre 1610, l’esposta Antonia, adottata dai coniugi Nidasio, nata a Novara nel gennaio del 1590, morì sul rogo, condannata come strega. Morì bruciata su quella collinetta in cui aveva visto sorgere e tramontare quel suo disgraziato amore con un camminante, bruciata dal legno di quell’albera che aveva custodito il loro segreto. Morì perché era bella e aveva saputo dire no. Morì perché era diversa.

Racconto liberamente ispirato al romanzo di Sebastiano Vassalli “La chimera”.  (24/01/2004 h. 14.23)

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