Ho scritto questa poesia molti anni fa, prima del 2011 indicato come pubblicazione (quello era l’inserimento sul vecchio blog) pensando a mia nonna e alla malattia infame che le rubato gli ultimi anni della sua vita. Ora la dedico a mia madre che ben più giovane si ritrova a vivere la stessa condizione. Non smetterò mai di disegnare arcobaleni, te lo prometto.
Disegno arcobaleni
come un bambino,
di sette colori
come le vite dei gatti,
io gatta che non miagola,
felina solo negli occhi,
senza unghie
e con tanti graffi,
cicatrice di me stessa.
Disegno arcobaleni
sul pavimento
come mosaici,
microscopiche piastrelle
di un’esistenza frantumata
ricomposta frantumata,
l’immagine dell’iniziata
che danza e ride
sulla parete affrescata
di una villa antica,
l’icona del fuoco
rubato al cielo contro il cielo
dall’uomo per l’uomo.
Disegno arcobaleni
nel firmamento
solo perché voglio che lei
veda che una strada c’è
per il paradiso.

Scrivo da quando ho 14 anni, per gioco, per necessità.
Nel 2017 ho pubblicato la raccolta di poesie “Stracci di parole” della collana “In bilico sui versi” di Edizioni Progetto Cultura.
Dal 2011 sono parte attiva di un gruppo di ricercatori indipendenti, I dormienti di Efeso.