Da Wikipedia: “La video-laparo-chirurgia (VLC), nota come laparoscopia (CL), dal greco lapára, “addome”, o anche come celioscopia, è una tecnica chirurgica che prevede l’esecuzione di un intervento chirurgico addominale senza apertura della parete”.
Intervento semplice, sei fuori in pochi giorni, non ti tagliano… Ti entrano dentro.
E torni a casa con 4 buchi sulla pancia e qualcosa di violato nell’anima. E non è colpa della laparoscopia. E neppure dei medici o delle infermiere. Non è colpa della tua famiglia che ti soccorre, neppure degli amici presenti con messaggi e telefonate.
La colpa è solo tua, ti lasci incidere dentro, ti lasci estirpare brandelli di cuore. Lo fai ogni giorno, ma lo focalizzi solo quando diventa qualcosa di tangibile come un intervento chirurgico, quando senti i punti che tirano, quando hai la flebo al braccio che ti duole da morire perché l’ago non se ne sta fermo.
Te ne rendi conto mentre sei in una stanza verde, mentre cerchi di riprendere conoscenza, hai freddo e senti e vedi i battiti del tuo cuore su di uno schermo.
Dovrebbe bastare molto meno per accorgersi che qualcosa fa male dentro, più su della pancia, più o meno all’altezza del cuore, in quello spazio minuscolo riservato all’anima.
Scrivo da quando ho 14 anni, per gioco, per necessità.
Nel 2017 ho pubblicato la raccolta di poesie “Stracci di parole” della collana “In bilico sui versi” di Edizioni Progetto Cultura.
Dal 2011 sono parte attiva di un gruppo di ricercatori indipendenti, I dormienti di Efeso.